post

Il Chieti Calcio Femminile pronto al debutto nel Campionato Nazionale Giovanile Under 17

Il Chieti Calcio Femminile si prepara al debutto nel Campionato Nazionale Giovanile Under 17.
La formazione neroverde è stata inserita nel Gruppo 4 Abruzzo – Marche – Emilia Romagna – Umbria – Lazio insieme a SSD Delfini Biancazzurri, Ascoli Calcio 1898 FC SPA, Cesena FC, ASD Femminile Riccione, AC Perugia Calcio SRL, Frosinone Calcio, SS Lazio Women 2015, AS Roma SPA e ASD Roma Calcio Femminile.
Il Chieti debutterà sabato 26 ottobre all’Antistadio di Francavilla al Mare contro l’AS Roma SPA.

Cliccando qui si potrà accedere al sito internet aggiornato con calendario e risultati. 

Mister Di Camillo così descrive questa nuova esperienza sportiva della sua squadra:
“Per noi è l’esordio assoluto in questo Campionato Nazionale ed è veramente importante esserci.
Sappiamo che sarà molto difficile: nel nostro girone sono state inserite anche compagini di Serie A e Serie B.
Avremmo potuto attrezzarci meglio, ma non abbiamo usufruito di prestiti da altre società e ci sono tre o quattro nostre giocatrici importanti che al momento non possono unirsi a noi.
La partita della prima giornata è stata posticipata al primo novembre: ho notato negli altri risultati che c’è un dislivello molto forte fra quattro o cinque formazioni e le altre.
Il problema grande per noi è che abbiamo 13 o 14 ragazze disponibili per ora, ma confidiamo di averne altre in futuro. Nelle prime tre giornate incontriamo squadre non alla nostra portata, nel girone c’è anche il Perugia che è la vincitrice dello scorso anno. Ci sono altre più alla nostra portata come Frosinone, Pescara o Ascoli e con loro ce la potremo giocare. Non dobbiamo demoralizzarci contro le più forti, ma avere fiducia. Alcune delle nostre sono impegnate anche in prima squadra e dunque dobbiamo cercare di gestire al meglio le forze”.

Piero Vittoria

post

La filosofia dell’Academy26 Chieti Calcio Femminile

La Chieti Calcio Femminile fonde eredità storica con obiettivi sempre all’avanguardia in un metodo di insegnamento che intende trasmettere valori che vanno oltre il campo da gioco.

Il futuro è dunque rappresentato dalle giovani: ecco perché il progetto Academy26 della Chieti Calcio Femminile è fondamentale.

La filosofia che sta alla base della nostra proposta per le ragazze si fonda sull’abbinare al lato metodologico e più prettamente “di campo”, la crescita del singolo come persona.

Il nostro obiettivo è aiutare le bambine a tirare fuori il meglio di loro stesse e siamo certi che lo sport e il calcio in particolare, siano fondamentali per veicolare valori educativi.

Alla base del nostro progetto ci sono il rispetto del lavoro di squadra, lo spirito di sacrificio, l’educazione: una bambina educata, incoraggiata ad agire in modo responsabile, sarà un valore aggiunto per il futuro di tutta la società. In sintesi: crescere persone, prima che calciatori.

ll progetto Academy26 è aperto alle giovani dai 4 ai 17 anni, indipendentemente dal loro livello di gioco, che vogliano indossare la maglia neroverde, in un contesto meno impegnativo e selettivo rispetto a quello del Settore Giovanile, ma sulla base degli stessi valori.

Il metodo comprende sia l’insegnamento e lo sviluppo delle abilità calcistiche sia la formazione educativa, portando così le bambine a diventare delle donne, partendo dall’introduzione al gioco fino alla maturità, non solo fisica.

A partire dall’aspetto ricreativo e creativo del gioco del calcio, le giocatrici sono coinvolte in attività studiate allo scopo di favorire il loro sviluppo a tutto tondo, in un ambiente sicuro e protetto. Le attività sono basate sul rispetto del benessere fisico e mentale delle giovani per poter renderle, appunto, indipendenti.

Questo progetto è nato per portare i colori, il metodo e i valori Chieti a quante più ragazze possibili, con i seguenti obiettivi: divertirsi, divertire e condividere; promuovere l’affidabilità, la fiducia in se stessi e il fair play; imparare a vincere e a perdere con pari dignità.

 

 

post

La carta dei diritti dei bambini nello sport

LA CARTA DEI DIRITTI DEI BAMBINI NELLO SPORT

 

Adattamento dalla carta pubblicata nel 1992 dalla Commissione Tempo Libero dell’O.N.U.

 

  1. Diritto di praticare attività motoria o fare sport
    I genitori devono avviare il bambino all’attività motoria per i noti vantaggi psicofisici, che non sono più recuperabili se si inizia tardivamente. Il bambino deve poter scegliere, sperimentare, cambiare gli sport che desidera. L’UNESCO raccomanda che almeno un sesto dell’orario scolastico settimanale sia dedicato all’attività motoria. Qualunque siano le condizioni fisiche e caratteriali dei bambini, questi non devono essere emarginati dal loro diritto di praticare una qualsiasi disciplina sportiva; l’adulto non può negare loro questa possibilità, anzi deve offrire tutte le condizioni adattabili a livelli e bisogni.
  1. Diritto di giocare e divertirsi
    L’allenatore e i genitori devono proporre come obiettivi finali: il divertimento, il miglioramento psicofisico e l’educazione, non l’agonismo e le aspettative di vittoria, che creano stress, tensione e spesso l’abbandono precoce dell’attività sportiva.
  1. Diritto di beneficiare di un ambiente sano
    Un bambino ha diritto a praticare in un ambiente non solo igienicamente a norma, con strutture che non siano fonti di pericoli, con possibilità di veloce e competente assistenza in caso di infortuni; ma soprattutto privo dell’esagerato business correlato al doping, alle scommesse e al precoce stress da risultato.
  1. Diritto di essere allenato da persone competenti e qualificate per le varie fasce di età
    Occorre impegnarsi per accrescere la preparazione degli operatori sportivi, di allenatori ed istruttori competenti e formati adeguatamente, per evitare il rischio di esercizi sbagliati o che arrecano sovraccarico delle strutture in crescita o creano problemi psicologici.
  1. Diritto di essere trattato con dignità e rispetto
    Gli adulti non devono usare autoritarismo, minacce, urla, esercizi di punizione e quant’altro. Incoraggiare, fornire il suggerimento tecnico giusto per migliorare e sdrammatizzare l’eventuale errore sono tra i metodi di comunicazione tali da ottenere maggiori risultati, evitando che il bambino si senta frustrato, deluso e incapace.
  1. Diritto di beneficiare di un giusto riposo
    Lo studio, la malattia, la crescita richiedono dei carichi di attività motoria diversi e gli allenamenti e le pause devono tener conto dei tempi di recupero sia fisici sia mentali; questo significa non eccedere con carichi di lavoro inadatti all’età del bambino.
  1. Diritto di praticare sport in sicurezza per la propria salute
    La competizione va riservata ai bambini in perfette condizioni psicofisiche e che lo desiderino, senza pressioni esterne e con il rispetto del trattamento adeguato e il tempo giusto di guarigione e riabilitazione dai traumi, della gradualità della qualità e della quantità del carico di lavoro. Obbligatorio il certificato di stato di buona salute fisica per le attività non agonistiche che lo richiedano ed il certificato di idoneità agonistica per gli sport agonistici dietro indicazione delle rispettive Federazioni sportive per quanto riguarda l’età di inizio.
  1. Diritto di competere con giovani di pari capacità
    Il confrontarsi con avversari non omogenei per età cronologica, per età ossea, per maturità puberale e, negli sport di contatto, per peso, non può che dare al bambino o la percezione di essere imbattibile oppure di essere inferiore e incapace; quindi oltre ad essere dannoso sotto l’aspetto educativo, non offre la possibilità di misurarsi con le proprie reali potenzialità.
  1. Diritto di partecipare a competizioni adatte
    Le competizioni sportive si devono adattare ai bambini in rapporto allo spazio ed al tempo e dovrebbero essere intraprese con spirito di aggregazione, evitando la pressione psicologica trasmessa dagli adulti, trasformando lo sport praticato dal bambino nell’imitazione dello stesso svolto dagli adulti.
  1. Diritto di pari opportunità
    Tutti i bambini devono poter giocare senza essere esclusi per qualsivoglia motivo e senza tenere conto del risultato agonistico, che potrà essere ricercato più avanti nel tempo.
  1. Diritto di non essere un campione
    Non buttar via il sogno di diventarlo, ma non agire come se già lo fossi!
    Non sempre il bambino può essere un campione o, se lo è, continuare a mantenere elevati livelli. È essenziale che comprenda che pratica sport per i vantaggi che arreca e per divertirsi. Su qualche decina di migliaia di bambini che iniziano a praticare uno sport, solo uno diventerà da adulto un campione professionista.